Written by 19:15 Come innovare la Burocrazia

Pilastri della sburocratizzazione 3

pilastri tempio

 La semplificazione o sburocratizzazione della Pubblica Amministrazione nazionale non è impresa facile.

Al fine di intraprendere un percorso che abbia fondate possibilità di successo è necessario impostare tutti gli interventi di riforma tenendo presente quelli che sono  veri e propri “pilastri della sburocratizzazione”, elementi che influiscono sulle dinamiche interne della P.A..

Due precedenti articoli, che puoi raggiungere da questi link, hanno affrontato due di questi argomenti cardine: Leggi e regolamenti, Capacità e merito.

Continuiamo con l’analisi dei nostri pilastri della sburocratizzazione. 

Il terzo dei pilastri della sburocratizzazione: la Cultura

Quasi certamente il peggiore scoglio capace di far naufragare le riforme è la cultura, la cultura  amministrativa del burocrate. Si tratta di un freno inconscio che impedisce ai funzionari di accettare appieno le novità proposte e di aderire fattivamente alla loro applicazione.

E’ indispensabile rompere il conservatorismo inconscio dei burocrati. Essi nonostante tutto sono sempre legati alla cultura della conformità alle procedure e dediti alle formalità. Il passo da fare è verso la cultura dell’efficienza delle procedure e dell’efficacia degli atti.

E’ la cultura burocratica che mira a spersonalizzare il lavoro e finisce per provocare insensibilità alle difficoltà create ai cittadini. Non fa percepire che cavillosità e formalismi diventano veri ostacoli per le imprese. Induce a comportarsi da casta, coesa a difesa di propri interessi particolari.

scrivania e calamaio
Vivere concentrati tra le pratiche
e l'orologio di fine turno

Anche il Burocrate ha un'anima

Quando un funzionario diventa “burocrate patologico” (vedi articolo) vive assolutamente scollegato dalle altre classi sociali, è concentrato sulle sue pratiche e sull’arrivare a fine turno di lavoro. Quando si affronta il lavoro con questo stato mentale si perde la visione dell’impatto del proprio operato sul mondo esterno.

In queste condizioni psicologiche la mente non si impegna in attività nuove. L’ipotesi di proporre o applicare miglioramenti nel lavoro non è considerata. Si dimenticano quelli che possono essere l’importanza del proprio ruolo e di quello del proprio Ente, i valori e gli scopi alti.

Il fatto di entrare o meno in questa che per paradosso potremmo dire mentalità semialienante non è frutto di scelta personale. Sono le condizioni di lavoro, le esperienze, le delusioni degli ideali che alla lunga spingono nella trappola. Per gli incaricati della semplificazione si tratta di una serie di fattori di rischio da riconoscere e neutralizzare.

Visti gli insuccessi dei molti tentativi messi in atto per semplificare e correggere le storture della P.A., da tempo molti sostengono la necessità di una contaminazione della cultura burocratica con cultura manageriale e d’impresa. L’idea è di affiancare a conformità e formalità altri concetti come responsabilità personale e raggiungimento dei risultati di interesse pubblico.

Il quarto dei pilastri della sburocratizzazione: i Dirigenti

spada
Pubblici impiegati con dirigente al centro

La Dirigenza Pubblica è il quarto dei pilastri da riprogettare nell’opera di sburocratizzazione, quarto non certo per scarsa  importanza.

In qualsiasi organizzazione e sistema il cambiamento viene sempre dai vertici, purtroppo non lo possono realizzare i sottoposti (i peones).

Solo i vertici hanno l’autorità e l’autorevolezza per approvare i cambiamenti e per far capire ai collaboratori che questa è la strada scelta a cui ci si deve adattare e contribuire.

Quo vadis Dirigente ?

Non a caso parlando di necessità di modifica della cultura burocratica si parla della necessità di introdurre cultura manageriale, a chi è diretta questa cultura se non ai vertici della Burocrazia?

La qualità della dirigenza è fondamentale per qualsiasi organizzazione pubblica e privata, quando scade il livello dei suoi dirigenti per un Paese inizia il declino.

Riferendosi alla storia evolutiva della PA. nazionale si registra che con il cambiamento delle dinamiche sociali (dal periodo del boom economico) la classe dirigenziale pubblica si è popolata di rappresentanti dei diversi ceti sociali (non più solo delle elites).

Questo apporto di capitale umano ha sicuramente mitigato nel dirigente pubblico, rispetto al passato, l’approccio al ruolo di tipo  formalistico e “di casta” avvicinandone la figura  quella dell’uomo qualsiasi.

Oltre alla forma  deve però ancora cambiare la sostanza, il dirigente dovrebbe passare dalla percezione di sè quale privilegiato intoccabile a quello di manager al servizio del pubblico in tutte le sue sfaccettature.

bussola

Compito di una dirigenza “moderna” è scegliere gli obiettivi (mission, vision, obiettivi di funzione) e saper guidare la propria organizzazione al loro raggiungimento rispettando i tempi i costi e i vincoli progettati. Queste competenze e capacità nella P.A. avrebbero impatto di una benedizione divina.

Capitano cambiamo rotta!

Purtroppo ancora troppe volte la dirigenza è graziata dal rispondere delle sue mancanze, non paga mai errori piccoli o gravi.

Spesso la Dirigenza detiene e gode di rapporti “privilegiati” con una cerchia ristretta di pochi soggetti politici e stakeholder “di peso”.

E’ ora di “mettere in linea” la Dirigenza pubblica con comunità più numerose e rappresentative, interne ed esterne alla P.A. .

Serve condividere meglio con tutti gli attori sociali i processi decisionali e gli obiettivi che il dirigente dovrà poi raggiungere.

 

Quando a decidere le strategie prima e valutare il raggiungimento degli obiettivi poi, sono sempre i soliti (politici e pochi stackeholder), assieme ai dirigenti stessi che li devono raggiungere, alla lunga finisce male per l’interesse pubblico.

Dovremmo riuscire a far pesare maggiormente nella valutazione  di merito e capacità dei dirigenti gli obiettivi di cambiamento e miglioramento che hanno saputo raggiungere.

E’ necessario bloccare il fenomeno di quella sorta di inamovibilità, come se del “sangue blu” si formasse nelle vene dei Burocrati dopo alcuni anni di permanenza nelle stanza dei bottoni.

Per evitare la casta servono “porte girevoli” a garanzia che nelle stanze dei bottoni ci siano sempre i più adatti all’interesse pubblico e sempre meno quelli adatti all’interesse dei sistemi di potere.

Il cambiamento nella Pubblica Amministrazione verrà dal cambiamento della qualità della sua  dirigenza!

Vai a leggere l’articolo che parla dell’ultimo dei cinque pilastri della sburocratizzazione.

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Tag: , , , Last modified: 14 Febbraio 2021